Essere fuori centro è come camminare nella nebbia di notte

Ti è mai capitato, camminando o – peggio – guidando di notte nella nebbia, di avere la sensazione di vivere in un’altra dimensione, e non era una bella impressione. Le distanze erano alterate, i punti di riferimento dissolti da questa coltre onnipresente e invasiva. E qualunque cosa tu stessi facendo, hai rallentato per ascoltare l’assenza di rumore che urlava. Più passavi il tempo in questa condizione, maggiormente ti sentivi vulnerabile e impotente, mentre la notte cotonosa e sfumata evocava i peggiori fantasmi della tua vita. Spesso, la nebbia riesce a far riemergere paure dimenticate, quella di perderti, di non essere abbastanza bravo per raggiungere la meta e, peggio di tutte, quella di essere tremendamente solo.

Ma se rifletti, quale miglior metafora di questa per darci a “tutto tondo” le emozioni e le sensazioni di quando perdiamo noi stessi, il nostro centro, prendendo una decisione che ci tradisce e ci porta fuori dal nostro equilibrio energetico? Non abbiamo più i riferimenti di ciò che realmente siamo, tutto ci appare mostruoso e ci intimidisce e, soprattutto, ci sentiamo alienati e soli, in un isolamento che sa di abbandono.

Ma ricordiamo che è solo una percezione distorta, la realtà non è la nebbia, ma è oltre la nebbia. E quando ci sentiamo così, spersi e tremendamente separati e disconnessi da tutto, basta riconnettersi alla terra e aprirsi al cielo, ritornando ad essere un punto di luce integro e perfetto. Perché, se superiamo la paura, la nebbia è sogno e meraviglia, bellezza che si svela. Se guardiamo le cose dallo spirito, che vede oltre la concretezza, ci rendiamo conto che essa ci permette anche di smettere per un attimo di controllare per vivere solo l’infinita coscienza che è “io creo la mia realtà”. E allora, se questa non ci piace, consapevolmente creiamone un’altra!

 




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