Il linguaggio energetico

Il linguaggio

Quando siamo fuori equilibrio, lo manifestiamo attraverso dei segnali piuttosto evidenti: i disagi emozionali e i sintomi fisici, in quest’ordine. Entrambi sono messaggi e hanno un loro codice, un modo proprio di esprimersi; una volta compreso, sono un enorme aiuto per riportarci a essere interi, in quanto indicano la parte della nostra vita che ha un blocco e che va modificata.
Il meccanismo è semplice: facciamo qualcosa che non va per noi e questo si traduce in una tensione; se continuiamo in quel modo d’essere, la tensione crea un muro che interrompe lo scorrere naturale della nostra energia. Una volta creato, il muro interrompe la comunicazione e lo scambio di informazioni in una specifica area della nostra vita, quella appunto in cui c’era tensione.
A volte tradurre il linguaggio del disagio o del sintomo non è un processo sempre immediato: ci può essere d’aiuto l’analisi dei chakra.

I chakra

Noi siamo energia in movimento, energia che comunica con l’interno e con l’esterno. Il chakra è il punto di intersezione di questi piani: infatti, ciascuno di questi vortici, o chakra, scambia l’energia con il campo universale, oltre che essere un passaggio che le permette di entrare e uscire dalla nostra coscienza.
Il chakra attrae o respinge qualunque cosa incontri al suo particolare livello vibrazionale. L’energia attirata nel chakra viene elaborata come informazione, nutrendo uno specifico livello della nostra coscienza, e poi viene rimessa in circolazione.
Dunque, questi centri non sono solamente dei metabolizzatori dell’energia, ma anche centri sensori che la captano e servono per informarci sul mondo circostante. Se abbiamo un muro a un certo livello, il chakra corrispondente non funzionerá correttamente e non lasceremo entrare le informazioni che ci servono. Ecco perché i muri energetici hanno effetti così disastrosi: è come se chiudessimo una parte della nostra vita.
Affinché l’energia possa fluire liberamente e la comunicazione sia ripristinata dobbiamo togliere i muri.
Possiamo quindi dire che il fluire dell’energia nella nostra coscienza è determinato dallo stato dei nostri chakra.
Consideriamo i sette chakra principali, i sette aspetti della coscienza appunto, anche se ovviamente si tratta di una semplificazione, poiché sono tutti inseparabilmente collegati e come tali devono essere considerati, in quanto sono tutti aspetti interdipendenti di un campo unificato di coscienza. Non agiscono separatamente e possono essere divisi solo intellettualmente.

La comunicazione dei chakra a livello emozionale

Molto spesso reagiamo alle esperienze spiacevoli bloccando il sentimento che stiamo provando, magari dolore, o rabbia, o senso di colpa; cosí impediamo a buona parte della nostra energia naturale di fluire. Reprimiamo l’esperienza per non soffrire o perché ci sembra che tutto vada fuori controllo ma, agendo in questo modo, creiamo muri in uno o più chakra. Se non sciogliamo la tensione, finiamo per alterarne la configurazione energetica.
Ecco come funziona: prendiamo una decisione che genera un modo di essere teso. La tensione fa sì che ripetiamo quella modalitá di azione, cioè allo stesso stimolo risponderemo sempre nel medesimo modo; questo determina uno schema di comportamento che produrrá la chiusura del chakra.
A questo punto lo stato del chakra determina la ripetizione dello schema che ci crea tensione, fino alla comparsa del disagio a livello emozionale.
Analizzando il disagio possiamo fare il percorso inverso, individuando il chakra – e quindi l’area della nostra coscienza e della nostra vita – che necessita di intervento.

La comunicazione dei chakra a livello fisico

Normalmente la comunicazione dei chakra sul piano fisico avviene in questo modo: assorbono l’energia universale, la convogliano lungo i canali energetici chiamati nadi, fino a raggiungere il sistema nervoso e le ghiandole endocrine. Ogni chakra è associato a un plesso nervoso (tranne il settimo, collegato al cervello e all’intero sistema nervoso) e una ghiandola (o una coppia, nel caso di ghiandole doppie come le surrenali).
Quindi, quando proviamo tensione in una certa parte della nostra vita, nel lavoro o negli affetti per esempio, e non la risolviamo, la comunicazione passa dal disagio emozionale al fisico; ovviamente, la avvertiamo nel chakra che corrisponde a quella specifica parte della nostra coscienza. La tensione non risolta è trasmessa alla ghiandola endocrina associata al chakra che, secernendo ormoni, modifica la chimica del nostro corpo; sempre collegato a quel centro energetico c’è un plesso nervoso e, quindi, il blocco viene trasmesso agli organi o alle funzioni a esso collegate. Ecco che nasce il sintomo. Come per il disagio, comprendendo il suo linguaggio, possiamo individuare il chakra – e quindi l’area della nostra coscienza e della nostra vita – che dobbiamo modificare per ritornare all’interezza.