Nella nostra quotidianità, fatta di rumori, di televisioni che vanno a tutto volume, di gente che bercia solo perché ha le corde vocali, non cerchiamo mai quelle esili pause di silenzio che possono fare la differenza. Nelle città il rumore ci aggredisce, insieme alla puzza di inquinamento e alla vibrazione diffusa di rabbia-insoddisfazione-fretta, onnipresente, endemico, amplificato.
E immediatamente vorremmo recuperare quella quiete di respiro trattenuto che, per un attimo, si oppone alla cacofonia di suoni che ci circondano e ci distraggono. Con un po’ di buona volontà, si può farlo.
Se spostiamo la nostra attenzione su quelle pause trasparenti tra le parole dette e quelle non ancora pronunciate, se per un attimo ci mettiamo in ascolto della nostra verità e di quella di coloro a cui le parole sono dirette, ecco che come per incanto il frastuono si placa. Emergono allora sorrisi dimenticati, una gentilezza persa. Ci ricordiamo chi siamo e chi sono loro. E l’assenza di rumore diventa creatività nei rapporti, gioia di ritrovarsi che spira come il vento forte d’inverno in un mare d’inverno.
E’ così che il silenzio diventa armonia, e l’armonia canto. Se ci sintonizziamo sulla sua vibrazione, recuperiamo la nostra perfezione. Ci rigeneriamo, tornando ad essere la meraviglia che siamo.
I commenti sono disabilitati